Per evitare, come si usal dire, che l’acqua ci piova in testa, dobbiamo assicuraci che l’impermeabilizzazione è in buono stato per impedirne il passaggio.
Il sistema di protezione più diffuso è la guaina bituminosa.
Col passare del tempo, un naturale processo d’invecchiamento, l’impiego di materiali non idonei (è la copertura che sceglie la guaina non il posatore!) così come errori progettuali o di posa portano ad alterarla.
A questo punto, per recuperarla, si può procedere seguendo due vie per il rispristino:
- La posa a caldo della guaina;
- La posa a freddo.
L’ultima è quella che ci sentiamo di consigliare.
La materia prima…
La materia prima è la guaina bituminosa, un impermeabilizzante bituminoso prefabbricato costituito da bitume modificato con l’aggiunta di polimeri ed una o più armature, in base alle esigenze della copertura.
La posa a cado
La posa a caldo, più utilizzata e più antica, prevede la sfiammatura del rotolo con un apposito cannello a gas propano, o più raramente butano, fino alla fusione della mescola in modo che si amalgami al supporto. La sfiammatura dev’essere eseguita in modo che la guaina non venga bruciata, ma allo stesso tempo arrivi alla fusione. La posa va effettuata in modo uniforme, tranne che sulle zone di sormonto che necessitano di attenzioni particolari. I rotoli, per una corretta posa, dovranno essere sfalsati in modo da non avere mai l’incrocio di tre strati sullo stesso punto.
Data la loro funzione essenziale, le guaine vanno protette. Per farlo si può ricorrere o all’utilizzo di apposite vernici o a coating prefabbricati laminati o con l’uso dello strato di finitura ardesiano.
La posa a freddo
La guaina della posa a freddo, è caratterizzata da una finitura tessile nella parte inferiore, alla quale è accoppiata, ad alte temperature, una membrana in bitume – polimero. Ciò permette di avere un prodotto resistente alle alte e basse temperature, che resiste a lungo nel tempo ed è anche resistente alla spellatura. L’ancoraggio alla superficie avviene attraverso un adesivo bituminoso che funziona come colla (per pendenze superiori al 5% vi consigliamo di accoppiare anche un ancoraggio meccanico).
Questa tecnica si può applicare oltre che su vecchi manti bituminosi, anche su calcestruzzo e legno, poliuretano espanso, lana di roccia e perlite espansa. L’adesivo si presenta come una pasta facilmente spatolabile. Si stende in modo uniforme sul piano di posa usando l’apposito stenditore. I supporti porosi come ad esempio vecchi manti bituminosi vanno preparati con una mano di primer bituminoso, che dovrà essere applicato su superficie liscia e regolare, priva di oli e grassi e perfettamente pulita.
Posa a caldo contro posa a freddo
La posa a freddo, largamente diffusa nei paesi nord europei, ha l’enorme vantaggio che in caso di ferita accidentale del manto impermeabile, il passaggio di una minima quantità d’acqua rimane circoscritta alla zona ammalorata e quindi facile da individuare, al contrario di un manto liquido o solo incollato. In più, l’adesione in totale aderenza, riduce notevolmente il tensionamento generato dagli sbalzi termici sui manti impermeabili a vista, impedendo la formazione delle pieghe. Come già visto in precedenza, la membrana incollata a freddo, ha la faccia inferiore rivestita con una finitura tessile in fibra polipropilenica, accoppiata ad alta temperatura, è in grado di garantire un legame duraturo nel tempo, al contrario di quella a caldo.
Per ogni altro chiarimento rimaniamo a Vostra disposizione.
Sara Turi